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Un progetto per l'universo dei “Neet”

Dedicato ai giovani dai 15 ai 30 anni che non studiano, non lavorano e non seguono corsi formativi. Territorio e Cultura Onlus propone un percorso che abbini al tirocinio l'impegno civico. I“Neet” sono nel nostro Paese 2.413.000, di cui il 48 per cento maschi e il restante 52% femmine.

Nel 2014 i “Neet” disponibili a lavorare, ma non più alla ricerca attiva di un lavoro perché sfiduciati erano 649mila, il 28,8% del totale. I disoccupati alla ricerca di un lavoro erano il 47,6 per cento e gli inattivi indisponibili a svolgere qualsiasi attività lavorativa 569mila, il 23,6 per cento del totale. ≪In base ai dati provenienti da l l’indagine sulle forze lavoro che l’Istat aggiorna ogni tre mesi, i “Neet” tra i 15 e i 29 anni nel nostro Paese sono cresciuti di oltre 7 punti percentuali tra il 2008 e il 2014, passando dal 19,2 % al 26,2% - spiega Giacomo Balduzzi, che con il collega ricercatore Davide Servetti ha focalizzato per Territorio e Cultura Onlus la complessa problematica sociale alla base del progetto CivicNeet - I giovani che non studiano, non lavorano e non fanno tirocini sono per oltre la meta diplomati, mentre i laureati sono circa l’11 per cento. La restante parte di loro, ovvero circa 930mila persone, non ha titoli di studio oppure dispone di licenza elementare o licenza media.

Questi dati sembrano confermare sia il fattore barriera dato dall’istruzione sia la correlazione tra l’incremento del fenomeno dei “Neet” e l’abbandono scolastico o degli studi universitari. Eppure – continua il dottor Balduzzi – u no studio dell’Ocse ha sottolineato di recente che quella delle qualifiche educative e solo una delle molteplici barriere che alcuni soggetti si trovano a fronteggiare nel l’accesso all’occupazione≫ . In base a questa ricerca dell’Ocse tali barriere sono di due tipi. ≪Un primo gruppo - precisa Balduzzi – e dato dagli ostacoli a effetto immediato: competenze di basso livello, mancanza di recenti esperienze lavorative, debole motivazione, assenza di disponibilità all’assunzione di responsabilità, possibili discriminazioni dalla parte datoriale, svantaggi nell’accesso ai trasporti. Il secondo consiste invece nelle barriere con effetto di lungo termine, più difficile da aggredire da parte delle politiche per il lavoro: aspirazioni modeste, redditi finanziari bassi, assenza di relazioni sociali positive, isolamento, difficile accesso ai servizi, problemi di salute, coinvolgimento nel mercato della droga o in ambienti criminali≫. Un’analisi molto simile e quella proposta da Eurofound, l’Agenzia europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che ha individuato i “fattori di rischio”, ovvero le condizioni socio-economiche di svantaggio che potrebbero far scivolare un giovane nella categoria dei “Neet”:

1) avere genitori disoccupati, divorziati o con un basso titolo di studio;

2) vivere in famiglie a basso reddito;

3) avere un basso livello di istruzione;

4) vivere una condizione di immigrato;

5) avere una qualche disabilita fisica o psichica;

6) vivere in zone distanti dai centri produttivi.

≪Emerge allora a necessita di pensare politiche per i “Neet” in grado di rilanciare un’azione collettiva delle comunità locali, volta a promuovere uno sviluppo inclusivo. Si tratta - sottolinea il dottor Balduzzi – di rimuovere le cause socioeconomiche più profonde di esclusione di queste persone e al tempo stesso trasformare l’attivazione delle energie inespresse in opportunità di sviluppo per la comunità locale≫. Il progetto “CivicNeet” di Territorio e Cultura Onlus, che verrà presto presentato dettagliatamente, parte dalla convinzione che fornire occasioni di formazione e/o tirocinio a giovani immersi in una realtà di forte esclusione sociale non sia sufficiente a garantire loro un ingresso stabile e duraturo nel mercato del lavoro. ≪Ed e innegabile – commenta Giacomo Balduzzi – che la lunga fuoriuscita dal mercato del lavoro, aggravata da sfiducia e scoraggiamento, sia una delle cause di isolamento e estraneità a reti sociali potenzialmente inclusive≫. Ecco allora la proposta di integrare il periodo di tirocinio e formazione professionale con una esperienza di volontariato civico, nella forma di progetti di comunità che vedranno i giovani ≪impegnarsi direttamente anche assumendo, laddove ve ne fossero la volontà e le condizioni, un certo protagonismo in termini di ruoli e responsabilità≫. Del resto secondo lo studio di Eurofound a livello europeo solo il 26% dei “Neet” partecipa ad attività di volontariato, a fronte del 46% di giovani che studiano e lavorano. Dai medesimi dati emerge inoltre un più basso livello di partecipazione alle elezioni e un più basso interesse alla partecipazione politica in generale. Il progetto “CivicNeet” indica la possibilità di una svolta concretizzando un intervento capace di attivare reti e legami di comunità.

Articolo di Serena Fiocchi tratto da Corriere di Novara, lunedì 22 febbraio 2016.